Riforme sul vuoto Ogni volta che vediamo il ministro Boschi si apprezza l’incarnato raffaellesco, occhi che sembrano disegnati da Giotto, biondi capelli il cui colore sembra scelto da Tiziano. Bisogna essere molto riconoscenti a Renzi. Il premier ha indicato un ministro di una grazia soave. L’animo si intenerisce al suo solo apparire, anche considerato ministri del passato, altrettanto capaci del ministro Boschi, ma dall’aspetto davvero poco gradevole. E pure, nel campo specifico della riforma delle istituzioni del Paese, saremmo anche disposti a cancellare i tratti angelici del ministro Boschi se riaffiorassero quelli satanici del fu presidente della Lega Gianfranco Miglio. E’ Miglio il vero padre ispiratore della riforma che si prepara e meglio di Boschi saprebbe illustrarla e forse anche fino in fondo capirla. Era Miglio infatti, convinto, della necessità che nella Repubblica vigesse l’eguaglianza, il primo a mettere in questione l’immunità parlamentare. Se tutti i cittadini devono essere eguali, non ci saranno certo dei cittadini più uguali degli altri come sono ancora i deputati. I deputati devono servire gli elettori e non gli elettori obbedire a quelli. Miglio proclamava, così come a suo tempo Marat, “la giurisdizione dei mandanti sui mandatari”. A differenza però del ministro Boschi e anche di tanti illustri costituzionalisti di oggi, Miglio disegnava perfettamente l’esigenza di equilibrio dei poteri, avendo egli appreso il federalismo, non dalle correnti di pensiero giacobine del 1793, ma direttamente dai costituenti americani, come Jefferson, Washington e Morris, che precedettero in meglio la rivoluzione europea. Per cui se si proclama che il popolo è l’unico re riconosciuto, ed i deputati sono i suoi garzoni, non è che si può consentire ad un qualche ente autonomo ed indipendente di prendere vita per costituirsi come un centro onnipotente. Il professor Miglio, prima ancora di chiedere che il Parlamento fosse soggetto al popolo, pretendeva che lo fossero i giudici. Non si trattava solo di prevedere la responsabilità civile per la magistratura, come ovvio e naturale in ogni democrazia degna di questo nome, ma persino di stabilire lo stesso criterio di nomina. Si teme che un magistrato che risponde al popolo non possa indagare o inquisire un deputato o un ministro del popolo? La rivoluzione francese era lì a dimostrarci il contrario: i magistrati che rispondono al governo, incriminano lo stesso governo, quando è il popolo a pretenderlo. Badate bene: noi non eravamo completamente d’accordo con Miglio, anzi avemmo più di un contenzioso a riguardo, ma gli riconoscevamo un rigore logico e una valutazione storiografica, che è difficile trovare nel ministro Boschi e tanto meno nella sua maggioranza. Abbiamo letto di presidenti di Commissione Affari costituzionali del Senato proporre misure per cui organismi di garanzia supremi, come la Consulta, dovrebbero trasformarsi in organismi di giudizio e di inchiesta. Questo non giungeva a chiederlo Marat, lo chiede invece Finocchiaro. Nemmeno il ministro Boschi riuscirà a convincerci interamente di dover epurare il Senato dalle sue competenze. Certo che però se alcuni senatori saranno epurati, non saremo noi a dolercene. Roma, 25 giugno 2014 |